venerdì 28 novembre 2014

Proposta d'autore: Susanna Tamaro "Va dove ti porta il cuore"





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Questa mattina, in giardino, mi sono fermata a lungo davanti alla tua rosa. Nonostante sia autunno inoltrato, spicca con il suo color porpora, solitaria e arrogante, sul resto della vegetazione ormai spenta. Ti ricordi quando l'abbiamo piantata? Avevi dieci anni e da poco avevi letto il Piccolo Principe. Te l'avevo regalato io come premio per la tua promozione. Eri rimasta incantata dalla storia. Tra tutti i personaggi, i tuoi preferiti erano la rosa e la volpe; non ti piacevano invece i baobab, il serpente, l'aviatore, nè tutti gli uomini vuoti e presuntuosi che vagavano seduti sui loro minuscoli pianeti. Così una mattina, mentre facevamo colazione, hai detto: <<Voglio una rosa>>. Davanti alla mia obiezione che ne avevamo già tante, hai risposto: <<Ne voglio una che sia mia soltanto, voglio curarla, farla diventare grande>>


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rosa porpora
piantata ormai in autunno
solitaria e mia

*
mattina in rosa:
colazione in giardino
ormai in autunno


martedì 25 novembre 2014

25 novembre: giornata mondiale contro la violenza sulle donne





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"Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti ad una Donna"
William Shakespeare


donne in amore
con i piedi per terra
verso l'ignoto





Devi trattarla bene,
di te si fida.
Lei sempre ha avuto pane
per la tua fame,
nei giorni del dolore
lei ti ha voluto bene,
quando ti ha visto triste
ti è rimasta accanto.
Devi trattarla bene,
esserle amico.
Lei sempre ha avuto pane
per la tua fame,
nel freddo dell'inverno
lei ti ha tenuto caldo,
quando ti ha visto stanco
con te ha camminato.
Devi trattarla bene,
di te si fida.
Lei sempre ha avuto pane
per la tua fame,
lei che con te ha diviso
la gioia e il pianto,
quando ti ha visto solo
lei ti ha parlato.
Devi trattarla bene,
esserle amico
Quando la vedi triste
parlale piano
e quando viene notte
proteggila dal male,
ridi della sua gioia,
consolala se piange.

"Devi trattarla bene"
( Luisa Zappa - Angelo Branduardi )


venerdì 21 novembre 2014

Il 21 novembre 1898 a Lessines (Belgio) nasceva René Magritte.



Les amants (1928)


René François Ghislain Magritte nasce a Lessines (Belgio) il 21 novembre 1898. Il padre Léopard Magritte era un mercante e spesso la famiglia è costretta a trasferirsi: nel 1910 sono a Châtelet. Qui, a tredici anni Magritte vive uno shock che lo accompagnerà per tutta l'esistenza: vede recuperare dal fiume Sambre il cadavere della madre, morta suicida, coperta dalla camicia da notte, avvolta intorno alla testa. Questo fatto rimarrà particolarmente impresso in alcuni dipinti, come "L'histoire centrale" e "Les amants".

Con il padre e i due fratelli si trasferisce nuovamente, questa volta a Charleroi, per allontanare il dolore della tragedia. Dopo gli studi classici Magritte volge i suoi interessi alla pittura. Nel 1916 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles, dove la famiglia si trasferisce due anni più tardi.

Inizia ad interessarsi alle ricerche futuriste, conosciute attraverso Pierre Floquet; nel 1919 espone - presso la Galerie Giroux - "Trois Femmes", la sua prima tela.

Sposa Georgette Berger nel 1922, conosciuta dall'età di quindici anni. Vende il suo primo dipinto l'anno dopo: si tratta del ritratto della cantante Evelyn Brélin. Intanto inizia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati.

I suoi inizi di pittore si muovono nell'ambito delle avanguardie del Novecento, assimilando influenze dal cubismo e dal futurismo. Secondo quanto affermato da lui stesso in un suo scritto, la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio De Chirico, dalla quale viene profondamente colpito, in particolare dalla visione del quadro "Canto d'amore", dove compare sul lato di un edificio la testa enorme di una statua greca ed un gigantesco guanto di lattice.

Al 1925 risale l'entrata di Magritte nel periodo surrealista, con l'adesione al gruppo surrealista di Bruxelles, composto da Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé; dipinge "Le Jockey perdu", il primo quadro surrealista, mentre lavora a diversi disegni pubblicitari.

Un anno dopo prende contatto con André Breton, leader del movimento surrealista, e nel 1927 si tiene la sua prima mostra personale, presso la galleria "Le Centaure" di Bruxelles. Qui Magritte espone 61 opere.

Successivamente, nel 1928, si trasferisce con la moglie a Perreux-sur-Marne, nei pressi di Parigi. Nel 1940, per timore dell'occupazione tedesca, si spostano nel sud della Francia a Carcassonne. Questi sono gli anni in cui sperimenta un nuovo stile pittorico, detto alla Renoir o solare, che porterà avanti fino al 1947.

Inizia poi il periodo vache, una sorta di parodia del fauvismo.

Dopo un ultimo, lungo viaggio avvenuto nel 1966 che lo vede spostarsi fra Cannes, Montecatini e Milano, René Magritte muore il 15 agosto 1967 a Bruxelles nella sua casa di rue des Mimosas, dopo un breve periodo in ospedale. Poco prima della morte, in Italia, si era recato inoltre in una fonderia vicino a Verona, dove aveva preparato la cera per otto sue sculture, delle quali però non avrebbe mai visto la tiratura.

René Magritte è detto anche "le saboteur tranquille" per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso, non avvicina il reale per interpretarlo, né per ritrarlo, ma per mostrarne il Mistero. Insieme a Paul Delvaux è oggi considerato il maggiore esponente del Surrealismo in Belgio e uno dei più originali esponenti europei dell'intero movimento.

dal web

"La voix du sang", 1961

mercoledì 19 novembre 2014

Le Tasche Piene Di Sassi - Lorenzo Jovanotti Cherubini







Volano le libellule, 
sopra gli stagni e le pozzanghere in città, 
sembra che se ne freghino, 
della ricchezza che ora viene e dopo va, 
prendimi non mi concedere, 
nessuna replica alle tue fatalità, 
eccomi son tutto un fremito ehi. 

Passano alcune musiche, 
ma quando passano la terra tremerà, 
sembrano esplosioni inutili, 
ma in certi cuori qualche cosa resterà, 
non si sa come si creano, 
costellazioni di galassie e di energia, 
giocano a dadi gli uomini, 
resta sul tavolo un avanzo di magia. 

Sono solo stasera senza di te, 
mi hai lasciato da solo davanti al cielo 
e non so leggere, vienimi a prendere 
mi riconosci ho le tasche piene di sassi. 

Sono solo stasera senza di te, 
mi hai lasciato da solo davanti a scuola, 
mi vien da piangere, 
arriva subito, 
mi riconosci ho le scarpe piene di passi, 
la faccia piena di schiaffi, 
il cuore pieno di battiti 
e gli occhi pieni di te. 

Sbocciano i fiori sbocciano, 
e danno tutto quel che hanno in libertà, 
donano non si interessano, 
di ricompense e tutto quello che verrà, 
mormora la gente mormora 
falla tacere praticando l'allegria, 
giocano a dadi gli uomini, 
resta sul tavolo un avanzo di magia. 

Sono solo stasera senza di te, 
mi hai lasciato da solo davanti al cielo 
e non so leggere, vienimi a prendere 
mi riconosci ho un mantello fatto di stracci. 

Sono solo stasera senza di te, 
mi hai lasciato da solo davanti a scuola, 
mi vien da piangere, 
arriva subito, 
mi riconosci ho le scarpe piene di passi, 
la faccia piena di schiaffi, 
il cuore pieno di battiti 
e gli occhi pieni di te. 

Sono solo stasera senza di te, 
mi hai lasciato da solo davanti al cielo 
vienimi a prendere 
mi vien da piangere, 
mi riconosci ho le scarpe piene di passi, 
la faccia piena di schiaffi, 
il cuore pieno di battiti 
e gli occhi pieni di te.



A volte anche una canzone può emozionare... 
Questo brano scritto ed interpretato da Jovanotti, è dedicato alla madre Viola scomparsa un anno prima...

domenica 16 novembre 2014

Afrodite - José Saramago




Alexandre Cabanel La Naissance de Venus


Afrodite

All’inizio, è un nulla. Un soffio appena,
un brivido di squame, la carezza dell’ombra
come nube marina che si sfrangia
nella medusa dalle braccia a raggi.
Non si dirà che il mare s’è turbato
e che l’onda prende forma da quel fremito.
Nel dondolio del mare danzano pesci
e le braccia delle alghe, serpentine,
le curva la corrente, come il vento
le messi della terra, il crine dei cavalli.
Tra due infiniti blu s’avanza l’onda,
tutta di sol coperta, risplendente,
liquido corpo, instabile, d’acqua cieca.
Accorre il vento da lontano e reca
il polline dei fiori e altri odori
della terra contigua, oscura e verde.
Tuonando, l’onda rotola, e feconda
si lancia verso il vento che l’attende
nel letto scuro di rocce che si increspano
di unghie appuntite e vite brulicanti.
Ancora in alto le acque si sospendono
nell’istante supremo di tanta gestazione.
E quando, in un’estasi di vita che comincia,
l’onda si frange e sfrangia sulle rocce,
le avvolge, le cinge, le stringe e poi vi scorre
- dalla spuma bianca, dal sole, dal vento che ha spirato,
dai pesci, dai fiori e da quel polline,
dalle tremule alghe, dal grano, dalle braccia della medusa,
dai crini dei cavalli, dal mare, dalla vita tutta,
Afrodite è nata, nasce il tuo corpo.

José Saramago


giovedì 13 novembre 2014

Confini...







Un' amica di Facebook ha postato questa immagine, riferita a dei ragazzi di cinque scuole superiori da Sassuolo a Finale Emilia, che venerdì 14 novembre partiranno da Modena per il viaggio della memoria "Confini in guerra", dedicato a luoghi e storie del "Confine Orientale".

Quanti ricordi in questa foto! Io ero piccola e vivevo a Gorizia, mentre i miei nonni paterni a Trieste. Questo era il confine che divideva l'Italia dal Territorio Libero di Trieste e per varcarlo ci volevano i documenti... Solo così potevo far loro visita e viceversa... Qui siamo a San Giovanni di Duino, a circa 25 km da Gorizia e 20 km da Trieste... 

Da ricordare che Trieste passò all'Italia solo nell'ottobre del 1954....




26 ottobre 1954 Trieste ritorna all'Italia
son trascorsi 60 anni...



martedì 11 novembre 2014

San Martino del Carso - G.Ungaretti






San Martino del Carso

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro

Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto

Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato



domenica 9 novembre 2014

Berlino, 9 novembre 1989 - 9 novembre 2014





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Gli occhi del mondo sono puntati su Berlino, che festeggia i 25 anni dalla caduta del Muro che divideva l'Est dall'ovest. Momento cruciale la grande festa alla Porta di Brandeburgo, con Daniel Barenboim che dirige l'ultimo movimento della Nona sinfonia di Beethoven con celebre Inno alla Gioia. Uno dopo l'altro sono stati fatti volare i palloni illuminati che da venerdì delimitano il percorso di quello che un tempo fu il muro di Berlino.




Per 28 anni, dal 1961 al 1989, il muro di Berlino ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese. Fu il simbolo delle divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.

9 NOVEMBRE 1989: CADE IL MURO DI BERLINO. Era finita: di lì a poco il muro di Berlino, una barriera di 155 km costruita nell'arco di una sola notte tra il 12 e il 13 dicembre, sarebbe stato invaso da un fiume di cittadini desiderosi di vedere, finalmente, cosa ci fosse dall'altra parte. C’è chi ha scavalcato, chi ha picconato, chi se ne è portato via un pezzo, c’è chi ha cantato e ballato. Tutti hanno festeggiato.





Ecco, son passati ormai 25 anni dalla caduta del Muro ed io mi chiedo: ma il muro dentro di noi, è caduto come quello di Berlino o ancora resiste...?