venerdì 31 luglio 2015

31 luglio 1919 nasceva Primo Levi








La vita e le opere di  PRIMO LEVI


1919 Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio, nella casa dove abiterà poi tutta la vita. I suoi antenati sono degli ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza. Levi ne ha già scritto le abitudini, lo stile di vita e il gergo nel capitolo iniziale del sistema periodico. Il nonno materno era un mercante di stoffe, e morì nel 1941. Il padre, Cesare, nato nel 1878, si era laureato in ingegneria elettronica nel 1901. Dopo vari soggiorni di lavoro all'estero ( Belgio, Francia, Ungheria) , nel 1917 si sposò con Ester Luzzati, nata nel 1895.


1925-30 Frequenta le scuole elementari; è di salute cagionevole. Alla fine delle scuole elementari riceve lezione private per un anno.

1934 Si iscrive al Ginnasio- Liceo D'Azeglio, un istituto noto per aver ospitato docenti illustri, oppositori del Fascismo: Norberto Bobbio. Levi è uno studente timido e diligente, gli interessano la chimica e la biologia, assai meno storia e italiano. In prima liceo ha per qualche mese come professore

1937 Alla licenza liceale è rimandato a ottobre in italiano. Si iscrive al corso di chimica presso la facoltà di Scienze dell'Università di Torino.

1938 Il governo fascista emana le prime leggi razziali: è fatto divieto agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche, tuttavia a chi è già iscritto all'Università è consentito di proseguire gli studi. Levi frequenta circoli di studenti antifascisti, ebrei e non. "La liberazione universitaria ha coinciso con il trauma di sentirmi dire: attenzione, tu non sei come gli altri, anzi, vali di meno: sei avaro, sei uno straniero, sei sporco, sei pericoloso, sei infido. Ho reagito inconsapevolmente accentuando l'impegno nello studio". Nella famiglia si accettava, con qualche insofferenza, il fascismo. Mio padre si era iscritto al partito di malavoglia, ma si era pur messo la camicia nera. Ed io fui balilla e poi avanguardista. Potrei dire che le leggi razziali restituirono a me, come ad altri, il libero arbitrio.

1941 In luglio, Levi si laurea con pieni voti e lode. Il suo diploma reca la menzione "di razza ebraica". Levi cerca affannosamente un lavoro, perché la famiglia è accorto di mezzi. Trova un impiego semilegale in una cava d'amianto presso Lanzo.

1942 Trova una sistemazione economicamente migliore a Milano, presso la Wander, una fabbrica svizzera di medicinali. A dicembre Levi e i suoi amici prendono contatto con alcuni esponenti dell'antifascismo militare, e compiono la loro rapida maturazione politica. Levi entra nel Partito d'Azione clandestina.

 
1943 Nel luglio cade il governo fascista e Mussolini viene arrestato. Levi è attivo nella rete di contatti fra i partiti del futuro CLN. L'otto settembre il governo Badoglio annuncia l'armistizio. Levi si unisce a un gruppo partigiano operante in Val d'Aosta, ma all'alba il 13 dicembre è arrestato presso Brusson con altri due compagni. Levi viene avviato nel campo di concentramento di Carpi-Fossoli.

1944 Nel febbraio il campo di Fossoli viene preso in gestione dai tedeschi, i quali, avviano Levi e altri prigionieri, tra cui vecchi, donne e bambini, su un convoglio ferroviario con destinazione Auschwitz. Il viaggio dura cinque giorni. All'arrivo gli uomini vengono divisi dalle donne e dai bambini, e avviati alla baracca n.30. Levi attribuisce la sua sopravvivenza ad una serie di circostanze fortunate. La sua conoscenza sufficientemente estesa del tedesco gli permette di comprendere gli ordini dei suoi aguzzini. Per tutta la durata della permanenza nel Lager, Levi riesce a non ammalarsi, ma contrae la scarlattina proprio quando nel gennaio 1945 i tedeschi, sotto l'avvicinarsi delle truppe russe, evacuano il campo, abbandonando gli ammalati al loro destino. "Devo dire che l'esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spezzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto... C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione di dilemma. La cerco, ma non la trovo."

1945 Levi vive per qualche mese a Katowice, lavora come infermiere. Nel giugno inizia il viaggio di rimpatrio, che protrarrà assurdamente fino all'ottobre. Levi e i suoi compagni percorrono un itinerario labirintico, che li conduce dapprima in Russia Bianca e poi finalmente in patria (il 19 ottobre) attraverso l'Ucraina, la Romania, l'Ungheria, l'Austria. E' questa l'esperienza che Levi racconterà ne la tregua.

1946 Difficile reinserimento nell'Italia disastrata del dopoguerra. Levi trova lavoro presso la fabbrica di vernici. E' ossessionato dalle traversie subite e scrive febbrilmente Se questo è un uomo.

1947 A settembre sposa Lucia Morpurgo. Levi presenta il dattiloscritto alla casa editrice Einaudi, ma la proposta viene declinata con una formulazione genica. Per intervento di Franco Antonicelli, il libro viene pubblicato dall'editore De Silvia in 2500 esemplari. Buone accoglienze critiche, ma scarso successo di vendita.

1948 Nasce la figlia di Lisa Lorenza.


1956 Una mostra della deportazione in Torino incontra uno straordinario successo. Levi è assediato da giovani che lo interrogano sulle sue esperienze, e riproposte Se questo è un uomo all'editore Einaudi, che questa volta decide di pubblicarlo nella collana "Saggi": da allora non cesserà di essere ristampato e tradotto.

1957 Nasce il figlio Renzo.

1962 Incoraggiato dal successo di Se questo è un uomo, inizia la stesura di La tregua. "La tregua è stato scritto 14 anni dopo Se questo è un uomo; è un libro più consapevole, più letterario, e molto più profondamente elaborato, anche come linguaggio. Racconta cose vere, ma filtrate.

1963 La tregua vince a Venezia la prima edizione del Premio Campiello.

1965 Torna ad Auschwitz per una cerimonia commemorativa.

1967 Levi raccoglie i racconti in un volume intitolato Storie naturali.

1971 Levi raccoglie una seconda serie di racconti, Vizio di forma.

1986 Aprile. Pubblica I sommersi e i salvati, che rappresenta la summa delle sue riflessioni suggerite dall'esperienza del Lager. Escono negli Stati Uniti le traduzioni di La chiave a stella e una scelta di racconti da Lilit.

1987 - 11 aprile. Muore nella sua casa di Torino, suicida. Sulla sua tomba, per sua volontà, viene inciso il numero tatuatogli ad Auschwitz...






dal web



domenica 26 luglio 2015

Da "Il bracconiere Il suo mondo Il suo tempo" di Cesare Mocchiutti







1920

Piangeva la giovane donna ricordando il suo bambino. Ricordava di aver preparato per la cena radicchio del suo orto con una goccia di aceto, polenta e formaggio. Il suo bambino implorava una goccia d'olio, solo una goccia.  "Dome une gote di ueli, mame. Dome une gote".
Ma l'olio non c'era.
Tutto ormai lei aveva accettato, anche la morte del suo bambino avvenuta qualche anno dopo di "spagnola". Anche del marito che non era ritornato come gli altri uomini del paese da Gobenau. Tutto aveva accettato, ma di non aver potuto accontentare il suo bambino no e si  tormentava e non si dava pace.
"Dome une gote di ueli, mame. Dome une gote".
E la giovane donna piangeva asciugandosi le lacrime col dorso della mano ruvida.


Nota dell'autore: Mi preme precisare qui che questi racconti non sono velleità letterarie, ma semplicemente ricordi della mia infanzia e si riferiscono agli anni successivi alla prima guerra mondiale, al mondo contadino di quel tempo oramai scomparso, il tempo dei lumi a petrolio, della streghe, degli zingari, dei benandanti.
È il mondo che mi ha dato lo spunto per molti dei miei dipinti.....


§


Cesare Mocchiutti, uno dei massimi artisti ed esponenti della pittura regionale (Villanova del Judrio, 1916 - Gorizia 2006), docente per diversi anni all'Istituto Statale d'Arte Max Fabiani di Gorizia.


sabato 20 giugno 2015

Proposta d'autore: " La ragazza con l'orecchino di perla " di Tracy Chevalier







§



La cosa migliore tuttavia era che potevo stare più a lungo in sua compagnia nell'atelier. Talvolta mi avvolgevo in una coperta e mi recavo giù, nel cuore della notte, quando tutti in casa riposavano. Osservavo allora il quadro a cui stava lavorando, al lume di una candela o schiudendo un'imposta per lasciar filtrare la luce della luna. Altre volte mi sedevo al buio in una delle seggiole dalle testine di leone che erano vicino al tavolo, e poggiavo i gomiti sulla coperta blu e rossa. Sognavo di indossare il corpetto giallo e nero e di mettermi al collo il vezzo di perle, un calice di vino in mano, seduta a tavola davanti a lui.



*
nell'atelier buio
al lume di candela
sognavo di lui

*
una candela
e un calice in compagnia
notte di luna

*
notte di vino:
sognavo un leone giallo
nella luce blu



venerdì 12 giugno 2015

Proposta d'autore: Romano Battaglia " Silenzio"









§



È molto difficile cancellare i segni profondi che gli avvenimenti hanno impresso sulla nostra anima. Siamo il frutto del nostro passato, siamo la vita stessa che ci è cresciuta dentro come il fusto di un albero con i colori, i profumi e le imperfezioni che i venti e le piogge hanno fissato per sempre sulla sua corteccia. Siamo anche il tempo trascorso: sta in noi scegliere se diventare uomini nuovi o rimanere vecchi come i nostri anni e i nostri ricordi. Dobbiamo trovare il coraggio di alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano l'imbarcazione. Cercare di dare un senso alla nostra esistenza può esasperare il nostro animo, ma una vita priva di questo significato rappresenta la tortura del desiderio e dell'inquietudine.



*
la nostra vita:
i profumi e i colori
come ricordi


*
anima siamo:
le vele del  destino
come coraggio


*
trovare un senso:
dovunque imperfezioni
segni del tempo



sabato 6 giugno 2015

Proposta d'autore: Erri De Luca "I pesci non chiudono gli occhi"










§



Rotolavo dentro un sonno breve, interrotto da una scrollata di mare.
Ancora adesso nelle notti sdraiate all'aperto, sento il peso nell'aria nel respiro e un'agopuntura di stelle sulla pelle.
Usciva a stento qualche parola notturna. Era giusto il silenzio dell'uomo nella notte.
Non lo guastava la nave che sfilava all'orizzonte le luci mute, il risciacquo di un rumore di remi in avvicinamento, nel buio lo scambio di saluti con sole vocali, che le consonanti non servono in mare, se le inghiotte l'aria.
Quello che stava intorno a loro era risaputo, si muoveva a memoria di ciechi in una stanza.e quando il sole era sgusciato intero dal mare avevano finito.
Poi pianissimo un principio di grigio stingeva il punto di orizzonte detto oriente.
Da lì iniziava lo sfascio del buio, saliva il chiaro dal basso.


*
silenzio intorno
dal mare all'orizzonte
saliva il sole



dipinto: Impressione al sol levante, Monet.



martedì 2 giugno 2015

2 giugno, festa della Repubblica







In questa giornata così emblematica vorrei fare una considerazione: mio padre, partito volontario a 18 anni, da un'Istria che tanto amava per amor di Patria, se fosse vivo ora, cosa direbbe? 
Lui, che per l'Italia diede la vita (ritornò dalla guerra malato e morì poi a ventinove anni), se la vedesse ora, che direbbe? 
Questa Italia di corrotti, di gente che governa senza averne il 'diritto', di presidenti inutili, o quantomeno sordi ai bisogni del popolo, di sempre più poveri... Che direbbe?

Io sento di dire una cosa sola: papà, per fortuna non la vedi!