martedì 10 aprile 2012

Isola di Barbana - Grado (Gorizia)





Uno fra i più antichi e celebrati Santuari italiani, inglobati in un monastero, sorge su una splendida isoletta della laguna di Grado, l’isola di Barbana in provincia di Gorizia. 
Negli anni che vanno dall’inizio del V secolo alla fine del VI secolo dopo Cristo l’Impero romano si sfascia sotto l’urto delle orde barbariche. Nel Veneto la gente si rifugia nelle lagune: principalmente a Grado e a Venezia, che diventano grandi città rifugio. 
Dicono le cronache di quei tempi, che due trevisani detti Barbano e Tarilesso, rifugiati nelle isole di Grado, in seguito a visioni della Madonna che chiedeva l’erezione di un santuario a Lei dedicato, abbiano fatto pressione al Patriarca Elia di Aquileia perché si potesse erigere il tempio. 
Una grande burrasca, avvenuta nell’anno 582, fece trovare fra i rami di un albero una statua della Madonna, forse di provenienza istriana, qui trascinata dalle onde. Il Patriarca Elia allora fece costruire una chiesa sull’isola del ritrovamento. A lato fu costruito il convento, e ne fu eletto priore proprio Barbano, che diede così il suo nome all’isola. Il santuario visse i secoli successivi con vicende alterne: due volte fu lasciato decadere quasi fino alla demolizione; altrettante volte, con il ritorno nell’isola dei frati, assurse a nuova dignità. Nel 1237, per riconoscenza alla Madonna che aveva posto termine a un’epidemia di peste, venne istituito ogni mese di luglio un grande pellegrinaggio su barche e pescherecci partenti da Grado, che si perpetua fino ai nostri giorni, forse con maggiore fervore, ed è chiamato «El perdon de Barbana». 
Il santuario venne ricostruito una prima volta dal Patriarca di Grado, Fortunato, attorno all’anno 800 dopo Cristo. Conobbe una crisi profonda, quando venne affidato come monastero secondario ai frati benedettini di Portogruaro da Papa Leone X. Fortunatamente alla fine del secolo fu riaffidato ai frati minori conventuali, che lo restaurarono ampliando il convento e dedicando la chiesa alla Immacolata Concezione. Viene ricordata in particolare l’opera di frate Paolo Cribellio, principale artefice della rinascita del complesso, che oggi occupa praticamente tutta l’isola, ormai definitivamente ribattezzata «Isola della Madonna». 
Alla fine del 1700 la Repubblica di Venezia, prossima anche alla sua storica resa a Napoleone, allontanò nuovamente i frati per restituire il convento e la chiesa al clero secolare. Decadde nuovamente il Santuario fino all’anno 1901, quando con il rientro definitivo dei frati cominciò una nuova era di restauri e abbellimenti. 
L’«Isola della Madonna» non ha comunque mai cessato di essere punto di riferimento per i marinai e tutta la gente dell’entroterra triveneto, coinvolgendo anche la popolazione austriaca e il popolo sloveno-istriano, che ben conoscono e frequentano il santuario. Grandi pellegrinaggi e visite quotidiane di persone provenienti da tutta Italia e dall’estero, fanno ammontare a molte migliaia l’anno le presenze di fedeli al Santuario e al convento. 
La statua della Madonna, in legno, di grandezza naturale, finemente dipinta, di autore sconosciuto, opera di un’ottima mano e di fede manifesta, la rappresenta come Regina e come Madre della Chiesa, titolo che Le veniva attribuito da tempo antichissimo, nella Chiesa di Aquileia. Tiburzio Donadon ha afrescato la splendida cupola, costituita dai quattro avvennimenti storici più salienti del Santuario. Il soffitto è a carena di nave. 
La statua della Madonna, che si trova nella basilica di Sant’Eufemia a Grado, veniva originariamente posta su una barca e trainata fino all’isola da sei “reburci”, oggi sostituiti da moderni pescherecci, in rappresentanza dei sei rioni della città. Queste barche procedevano in direzione del santuario a forza di remi e, qualora il vento ne avesse impedito l’incedere, i pescatori scendevano nel fango ai lati del canale e le trainavano con delle corde. 

. La processione, che inizia di primo mattino, è guidata dalla "Battella", l'imbarcazione che trasporta la statua della Madonna degli Angeli custodita nella basilica di Grado. Nell'occasione viene aperto il ponte girevole che collega Grado alla terraferma e l'autorità civile consegna un dono simbolico alla Madonna. Il nome "perdòn" deriva dalla consuetudine di accostarsi, nell'occasione, al sacramento della confessione. 



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